mercoledì 7 agosto 2013

NEL PRINCIPIO ERA LA PAROLA — NON L’INTERPRETAZIONE; DIO SI MANIFESTA; EWALD FRANK



DIO SI MANIFESTA



Nell’Eternità Dio era solo nella Sua pienezza originale di Spirito, Luce e Vita. Nei primordi Egli comparve in una sembianza visibile che viene chiamata la «Sua immagine». Come all’inizio Egli si manifestò visibilmente nella Sua corporeità spirituale, così anche gli angeli sono stati creati alla stessa maniera nella corporeità spirituale, precisamente nella stessa sembianza come anche Adamo.

Nel principio «Dio il Signore» creò il cielo e tutto ciò che lo riempie, poi la terra e il mare e tutto ciò che è in essi. Gli angeli Lo attorniano in cielo e sulla terra. In realtà dobbiamo semplicemente seguire le tracce delle rivelazioni di Dio per riconoscere come Egli si è manifestato nell’Antico e nel Nuovo Testamento.

In tutto l’Antico Testamento «Dio il Signore» si rivelò più volte in sembianze visibili. Così Lo vide Adamo, così Lo vide Abrahamo, così si manifestò a Mosè, così lottò con Giacobbe, così Lo videro i profeti sul Suo trono. Così testimonia di Lui la Sacra Scrittura.

Colui che, per esempio, vuole sapere a chi Dio parlò nel giardino di Eden quando disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza…” (Gen. 1:26-27), deve leggere i passi biblici relativi che parlano dell’«immagine di Dio» e anche quelli dove Dio il Signore ha pure usato il «noi», perché parlava a dei presenti che erano stati creati a Sua immagine.

In Genesi 3:22 Dio il Signore disse: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi…”.

In Genesi 11:7 Dio il Signore disse: “Scendiamo dunque…”.

Allo stesso modo sta scritto in Isaia 6:8: “… E chi andrà per noi?”.

Come Paolo chiese: “Che dice la Scrittura?” (Rom. 4:3), così anche noi, in ogni caso, dobbiamo chiedere: «Che dice la Scrittura riguardo a questo tema?». Dobbiamo seguire le orme degli apostoli, credere come essi credevano, insegnare quel che essi insegnavano, battezzare come essi battezzavano, ecc. Senza eccezione ad ogni domanda biblica si risponderà correttamente solo con la Bibbia stessa.

In Giobbe, capitolo 38, apprendiamo a chi Dio parlò in realtà in Genesi, capitolo 1. Egli chiese al Suo servo: “Dov’eri quando gettavo le fondamenta della terra? … Dov’eri quando le stelle del mattino cantavano in coro e le creature celesti (gli angeli) gridavano di gioia?” (Giob. 38:4-7). I presenti alla creazione erano gli angeli e le schiere celesti. Anche alla legislazione gli angeli erano presenti. La Sacra Scrittura riferisce dappertutto di un unico Legislatore: “Poiché il Signore è il nostro giudice, il Signore è il nostro legislatore…”(Is. 33:22), tuttavia viene detto: “Perché dunque la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché venisse la progenie alla quale era stata fatta la promessa; e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un mediatore” (Gal. 3:19). “Infatti, se la parola pronunziata per mezzo di angeli si dimostrò ferma…” (Ebrei 2:2). Sta di fatto che il Signore come Angelo del Patto scese sul monte Sinai accompagnato da angeli e diede la legge. “Questi (Mosè) è colui che nell’assemblea del deserto fu con l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri, e che ricevette parole di vita da trasmettere a noi” (Atti7:38).

Non solo nel principio, (nell’Antico Testamento), alla creazione e alla legislazione, ma anche nel principio, (nel Nuovo Testamento), alla redenzione, degli angeli erano presenti. In Luca, capitolo 1, l’angelo Gabriele annunciò per prima cosa la nascita di Giovanni il Battista. Dal versetto 26 ci viene narrato: “Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret…”. Egli annunciò la nascita del Redentore. Poi fu ancora un angelo che gridò ai pastori: “Oggi… è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore… E a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce! »” (Luca 2:8-14).

Dopo che il Figlio di Dio, alla tentazione, ebbe superato la prova, “allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano” (Mat. 4:11). Così sta scritto. In Giovanni 20:12, sono due gli angeli che stanno nel sepolcro vuoto, uno a capo e l’altro ai piedi, e annunciano il messaggio della risurrezione del Crocifisso. L’Antico e il Nuovo Testamento ci riferiscono la presenza di angeli dovunque il Signore opera qualcosa.

Colui che ha letto la Bibbia fino all’Apocalisse conosce i numerosi racconti che attestano che Dio ha dei messaggeri in cielo e sulla terra e che, là dove Egli fa la storia della salvezza, avviene sempre qualcosa di soprannaturale sulla terra. Giovanni sull’isola di Patmo esprime questo pensiero dicendo: “Queste parole sono fedeli e veritiere; e il Signore, il Dio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra poco” (Apoc. 22:6).

Vediamo la piena armonia dell’Antico e del Nuovo Testamento anche a questo riguardo. In compagnia di due angeli, «Dio il Signore» visitò Abrahamo alle querce di Mamre (Gen. cap. 18). Anche in questo passo si crede erroneamente di scorgere la «dottrina delle tre Persone». Siccome Abrahamo vide ad un tratto tre uomini (Gen. 18:2), si presume che sia stata la «santissima Trinità». Non era però né una «santissima» Trinità né una Trinità «profana» — era il Signore con due angeli, così ci viene testimoniato nella Sacra Scrittura.

Abrahamo servì i suoi ospiti “e quelli mangiarono” (Gen. 18:8).

Poi ci viene riferito: “Il Signore disse: «Dovrei forse nascondere ad Abrahamo quanto sto per fare?» … Quegli uomini partirono di là e si avviarono verso Sodoma; ma Abrahamo rimase ancora davanti al Signore” (Gen. 18:9-10, 13a, 16-17 e 22).

Nel capitolo 19 i due uomini vengono di nuovo chiamati «i due angeli»: “Or i due angeli giunsero a Sodoma verso sera; e Lot stava sedendo alla porta di Sodoma; e, come li vide, s’alzò per andar loro incontro e si prostrò con la faccia a terra” (Gen. 19:1). La parola angelo significa nella nostra lingua «messaggero, messo, inviato».

I due angeli sono poi di nuovo «i due uomini». Tutta la città si radunò davanti alla casa di Lot e gli si chiese: “Dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire, perché vogliamo abusare di loro” (Gen. 19:5). Lot chiede di non usare violenza agli ospiti e offre perfino le sue figlie agli empi omosessuali. Egli supplica: “… ma non fate nulla a questi uomini…” (Gen. 19:8).

Si tratta di farci vedere che Dio, fin dal principio, era circondato da angeli che avevano sembianze umane. «Dio il Signore» apparve più o meno 70 volte come «Angelo del Signore», come «Angelo di Dio», come «Angelo del Patto» (Es. cap. 6; Mal. 3:1; Atti 7:30-38) e come «Angelo della Sua faccia» (Is. 63:9).

In Genesi, capitolo 28, ci viene riferito come Giacobbe ebbe la sua esperienza personale con Dio. Vide una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo. “Il Signore stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il Signore, il Dio d’Abrahamo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza»” (Gen. 28:13).

In Genesi, capitolo 32, il Signore non era più al di sopra della scala, ma qui sulla terra. Così ci viene narrato: “… e un uomo lottò con lui fino all’apparire dell’alba… E lo benedisse lì. Giacobbe chiamò quel luogo Peniel, perché disse: «Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata»” (Gen. 32:24-31).

La parola Peni–el significa nella nostra lingua «faccia di Dio». Dio era così realmente presente nella figura dell’angelo che Giacobbe Lo afferrò, lottò con Lui come si lotta con un uomo e ricevette da Lui un colpo all’anca. Sperimentò personalmente Dio, fu trasformato e dal vecchio Giacobbe, il «soppiantatore», divenne un nuovo Isra–ele, «colui che lotta con Dio».

Il profeta Osea riporta così l’esperienza di Giacobbe: “… nel suo vigore, lottò con Dio; lottò con l’Angelo e restò vincitore; egli pianse e lo supplicò. A Betel lo trovò, là egli parlò con noi. Il Signore è Dio degli eserciti; il suo nome è il Signore–YAHWEH” (Osea 12:4-6).

Che descrizione meravigliosa! Ha lottato con l’Angelo che nel contempo era il Signore, il Dio degli eserciti, il cui Nome è Yahweh — l’Eterno.

Chiamiamo Mosè come prossimo vero testimone, la cui esperienza soprannaturale con Dio viene testimoniata come segue in Esodo, capitolo 3: “L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco… Il Signore vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!». Ed egli rispose: «Eccomi». Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d’Abrahamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio” (Es. 3:2-6).

Tutt’e tre le designazioni vengono adoperate per la stessa Persona: Angelo del Signore, perché portava un messaggio; Signore, perché Egli è l’unico Sovrano; Dio, perché Egli è l’unico degno di adorazione, al Quale appartiene ogni onore per tutta l’Eternità.

Mosè voleva anche conoscere il Nome del Dio che si era rivelato ai suoi padri Abrahamo, Isacco e Giacobbe. “Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: L’Io sono mi ha mandato da voi». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai così ai figli d’Israele: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio d’Abrahamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe mi ha mandato da voi. Tale è il mio nome in eterno; così sarò invocato di generazione in generazione” (Es. 3:14-15).

In Esodo, capitolo 6, ci viene riferito: “Dio parlò a Mosè e gli disse: «Io sono il Signore. Io apparvi ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di Signore” (Es. 6:2-3). Prima della conclusione del Patto con Israele, Dio rivelò il Suo Nome del Patto. Nel testo ebraico il Nome dell’Onnipotente è il tetragramma: «Io sono YHWH» che è: l’«IO SONO». Da ciò risulta il Nome YAHWEH. Nelle versioni della Bibbia nelle diverse lingue, gli uni scelsero il Nome SIGNORE,altri l’ETERNO, altri ancora YAHWEH, pur riferendosi sempre allo Stesso; però va detto che YAHWEH è il Nome giusto. Ciò risulta anche da tutti i nomi che cominciano o finiscono con «Yah». Il Signore si è sempre presentato come Quello che Egli è per i Suoi, cominciando da YAHWEH–Jireh — «il Signore provvederà» (Gen. 22:13-14) fino a YAHWEH–Shammah — «il Signore è presente» (Ez. 48:35). Per Dio — ELOHIM è già sufficiente El: El– Elyon — «Dio Altissimo» (Gen. 14:18), El–Shaddai — «l’Iddio che è sufficiente per i bisogni del Suo popolo» (Gen. 17:1), El–Olam — «l’Iddio che dura in eterno» (Gen. 21:33) fino a El–Gibbor — «Dio potente» (Is. 9:5). Come El–Shaddai, Dio si rivelò principalmente fino alla legislazione. Da quel momento il Suo Nome del Patto YAHWEH assume la parte principale. Emmanuele, in ebraico Immanu–El, significa «Dio con noi» e alleluia, in ebraico Hallelu–Yah, «Lodate l’Eterno!», Isaia, in ebraico Yesha–Yah, significa «Yahweh ha salvato». Daniele, in ebraico Dani–El, significa «Dio è Giudice»! «El» è sempre in rapporto con Dio e «Yah» con Signore.

È bene sapere che ogni rivelazione di Dio, fin dal principio, ha la sua importanza per la storia della salvezza. Così vediamo facilmente il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento. Il Nome del Patto neotestamentario Gesù è in ebraico YAH–SHUA e dice chiaramente chi è Colui che viene, vale a dire «Yaweh Salvatore». “… perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Mat. 1:21). È profondamente deplorevole e indegno per Dio che il significato originale del Nome non sia stato trasmesso dai traduttori della Bibbia. Erano degli uomini che conoscevano bene le lingue, però ciò non è stato sufficiente, come possiamo constatare. Bisogna ricevere la rivelazione. Solo lo Spirito di Dio scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio (1 Cor. 2:10-16) e ci conduce in tutta la Verità (Giov. 16:7-15 e altri) — nei misteri nascosti del consiglio di Dio (Ef. 3:1-5 e altri).

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