lunedì 29 aprile 2013

GLI UOMINI DOMANDANO, DIO RISPONDE CON LA SUA PAROLA: DOMANDE 23, 24, 25 - EWALD FRANK


Domanda n. 23:
Come stanno le cose riguardo alla famiglia di un servitore di Dio?

Risposta:
Di nuovo dobbiamo porre la domanda: Cosa dice la Scrittura in merito? Ad esempio, in Matteo, capitoli 5, 6 e 7, il nostro Signore ha tenuto al popolo il Sermone sul monte che comprende tutto. Alla fine di questa lunga predicazione leggiamo: “Ed avvenne che quando Gesù ebbe finiti questi discorsi, le turbe stupivano del suo insegnamento” (Mat. 7:28).
In Matteo, capitolo 10, il Signore parla ai dodici discepoli, i quali Egli chiamò apostoli, e non alla folla. Disse loro: “E se alcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scotete la polvere da’ vostri piedi” (Mat. 10:14).
“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi…” (Mat. 10:16).
“E quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra…” (Mat. 10:23). Alla fine Egli riassume il mandato dei Suoi Servitori con le seguenti parole che includono la destinazione eterna: “Chi riceve voi riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato” (Mat. 10:40). Tutti dovrebbero leggere con cura quel che il Signore disse su coloro che Egli stesso ha incaricato. Dovevano andare di città in città, sia sposati sia celibi. La chiamata è l’incarico.
A coloro che il Signore ha chiamato ad annunciare la pace, Egli dice: “Non pensatech’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada.Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua” (Mat.10:34-36). Questo è il caos familiare predetto che ci può essere anche nella casa di un predicatore. Ciononostante un servitore di Dio deve continuare a predicare. A coloro che Egli manda non ha promesso né una vita familiare piacevole né un ministeropiacevole. Dio non ha mai detto che un apostolo, un profeta o un dottore deve essere sposato. Qualsiasi sia lo stato civile di un servitore di Dio, egli deve ubbidire all’ordine divino.
Quanto sono totalmente diverse le parole rivolte agli anziani delle chiese locali! Secondo 1 Timoteo, capitolo 3, e Tito, capitolo 1, gli anziani e i diaconi debbono essere sposati. L’indicazione: “Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie…” non significa che gli altri possono avere più mogli. Significa semplicemente che i fratelli che portano certe responsabilità nelle chiese locali debbono essere sposati, perché hanno a che fare con i problemi che sorgono nella chiesa. Citazione: «La Bibbiaesige che un diacono sia un uomo sposato. Deve essere il marito di una moglie».(Conduct – Order – Doctrine of the Church, Vol. I, pag. 354).
Come era con il Figlio di Dio? Malgrado il Suo ministero confermato soprannaturalmente tramite la moltiplicazione dei pani, la guarigione di molti malati, la risurrezione dei morti, il calmare della tempesta, e così via, neppure i suoi fratelli credevano in Lui. Lo riconobbero secondo la carne, non secondo lo Spirito. In Matteo 13:53-58 leggiamo che il Figlio dell’uomo non poté fare nulla nella Sua città a cagione della loro incredulità. Dicevano: “Non è questi il figliuol del falegname? Sua madre non si chiama ellaMaria… E le sue sorelle non sono tutte fra noi?”. E si scandalizzarono perché giudicavano secondo ciò che vedevano i loro occhi e ciò che diceva la gente. In seguito il Signore disse: “Un profeta non è sprezzato che nella sua patria e in casa sua” (Mat. 13:57b).
Ci addolora leggere tutto ciò che i capi religiosi di quel tempo diffondevano sul nostro Signore e Salvatore. I farisei e gli scribi Gli dissero in faccia: “Noi non siam nati di fornicazione… Non diciam noi bene che sei un Samaritano e che hai un demonio?”. Pensate un po’: il nostro Signore, l’unigenito Figlio di Dio, venne chiamato Samaritano e sarebbe nato da fornicazione! Questo era il momento che Egli disse: “… Io son proceduto e vengo da Dio… Voi siete progenie del diavolo, ch’è vostro padre…” (Giov. 8:41-48).
Un servitore può aspettarsi che gli vada diversamente dal suo Signore? Il Redentore non è venuto per fondare una famiglia naturale o per fare del Suo ministero una fonte di guadagno. I Suoi servi hanno un’alta chiamata per il Corpo di Cristo, che va ben oltre il legame familiare naturale.
Non c’è nella Parola di Dio alcuna promessa per i figli di un profeta, di un apostolo o dottore, che sarebbero eredi di una missione o di una chiamata divina. Il profeta Samuele aveva buone intenzioni quando insediò i suoi due figli quali giudici. Però sta scritto: “I suoifigliuoli però non seguivano le sue orme, ma si lasciavano sviare dalla cupidigia, accettavano regali e pervertivano la giustizia” (1 Sam. 8:1-5). Perfino la decisione ben intenzionata di un profeta può fallire; solo quel che Dio stabilisce non può fallire. Può anche accadere che il figlio di un profeta, di un re o di un uomo di Dio si innalzi e rivendichi una posizione particolare trascinando delle persone dietro a sé. Abbiamo un tipico esempio nel primo libro dei Re, capitolo 1, quando Adonia, figlio di Davide tramite Agghit, “mosso dall’ambizione, diceva: «Sarò io il re!». E si preparò de’ carri, de’ cavalieri, e cinquanta uomini che corressero dinanzi a lui”. La decisione di Dio era già stata presa: Salomome doveva essere il successore sul trono di Davide. Però, agli occhi dei suoi fratelli, non doveva salire al trono.
È anche possibile che dei figli dicano a sé stessi e ad altri: «Io diventerò presidente…», «Io sono il capo …», «Io assumo la responsabilità!», «Io organizzerò riunioni…», «Io avrò una comunità…», «Io voglio…», «Io voglio…». Fin dal principio del tempo, tutti i veri servitori di Dio, senza guardare alle circostanze, hanno eseguito il loro mandato che Dio non può mai ritirare. Nessun servitore di Dio ha mai detto: «Io voglio…», «Vorrei farequesto o quello!». Molti di loro prima non volevano affatto andare, però dovevano andare, perché la vocazione di Dio è senza pentimento. Se con o senza famiglia, se sposato o no: un incarico divino è una parte del piano di salvezza di Dio che deve essere adempiuto qualsiasi siano le circostanze.

Domanda n. 24:
Come stanno le cose riguardo al libro: «Esposto sulle Sette Epoche della Chiesa»?

Risposta:
In aprile 1966, ho portato dagli USA i due opuscoli in inglese «Twentieth Century Prophet» e «The Laodicean Church Age» e il libro «Esposto sulle Sette Epoche della Chiesa». Supponendo che il fratello Branham fosse l’autore del libro sulle epoche della Chiesa, l’ho tradotto in tedesco e ne ho fatto stampare 10.000 esemplari. Poi scoprii che l’opuscolo «The Laodicean Church Age» (L’Epoca della Chiesa di Laodicea) di 48 pagine, dalla prima all’ultima parola, si trovava pure nel libro in inglese sulle epoche della Chiesa, dalla pagina 319 alla pagina 365. In seguito, constatai che c’erano molte differenze tra le predicazioni originali del fratello Branham e il contenuto del libro sulle epoche della Chiesa e che, nel libro, si trovavano perfino delle dottrine non bibliche che il fratello Branham non ha mai e non avrebbe mai predicato. Ad esempio vi sta scritto che anche persone, che non sono nate di nuovo, entreranno nella Vita eterna in base al bene che hanno fatto ai fratelli. Questo è in pieno contrasto con quanto sta scritto in 1 Giovanni5:11-12: “E la testimonianza è questa: Iddio ci ha data la vita eterna, e questa vita è nel suo Figliuolo. Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuolo di Dio, non ha la vita”.
Un altro esempio è la seguente inaudita affermazione riguardo all’Albero della Vita e all’albero della conoscenza: «Entrambi, l’Albero della Vita e quello della conoscenza del bene e del male, stavano in mezzo al Giardino, e senza dubbio i loro rami s’intrecciavano l’un l’altro» (Esposto sulle Sette Epoche della Chiesa, pag. 119). Nel libro non è stata neanche fatta la differenza tra il giudizio di Matteo 25, dal versetto 31, quando le nazioni saranno radunate e che avrà luogo prima del Millennio, e l’ultimo giudizio di Apocalisse 20, dal versetto 31, davanti al trono bianco, che si terrà dopo i mille anni. Mi rifiuto di entrare nei dettagli dei differenti punti che nel libro citato non sono sono giusti. Invito tuttia utilizzare le predicazioni originali.
Su richiesta venni a sapere che Lee Vayle era l’autore anche del libro sulle epoche della Chiesa. Il fratello Branham disse che non aveva mai letto il libro, neanche una sola volta — tanto meno scritto. Nella sua predicazione del 17 febbraio 1965 dal titolo «Un uomo fugge dalla presenza di Dio», disse: «E poi il libro delle epoche della Chiesa… Penso che il nostro fratello deve aver ricevuto un po’ di ispirazione extra, perché disse che ha scritto ancora due altri libri di sua volontà. Così, come credo, ha scritto: ‹Il profeta del ventesimo secolo› e ‹L’epoca della Chiesa di Laodicea›. Io stesso non li ho ancora mai letti. Seli leggessi, potrebbe essere che cambierei la mia opinione in merito…».
A causa delle dottrine inconciliabili con la Sacra Scrittura contenuto in questo libro, andrebbe consultato, semmai, solo per considerare la parte storica, ma non come principio di autorità per l’insegnamento.

Domanda n. 25:
I periodi delle epoche della Chiesa sono stati rivelati al fratello Branham?

Risposta:
Non c’era bisogno di rivelazione per determinare i periodi delle epoche della Chiesa. Il fratello Branham ha spesso citato lo storico Dr. Clarence Larkin. Nel suo libro «Dispensational Truth» troviamo nelle pagine 130 e 131 l’esatta ripartizione del tempo come il fratello Branham l’ha ripresa. Tuttavia il fratello Branham stesso ha designato i messaggeri. A suo tempo ho portato con me da Jeffersonville il disegno sulle sette epoche della Chiesa e sulle settanta settimane di Daniele adoperato dal fratello Branham. Da questo risulta quale fosse il suo insegnamento su questo tema, confermato dalle sue proprie dichiarazioni.

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